Ludovico Polidattilo

Le tre dita tradizionalmente impiegate per trattenere e guidare una penna o una matita garantiscono una buona velocità di scrittura. Tale velocità aumenta notevolmente qualora si impieghino le dieci dita di cui dispongono le due mani possedute dai più per digitare su una tastiera meccanografica o su quella di un moderno calcolatore digitale con qualche nozione di dattilografia. Perché enfatizzare nella digitazione l’impiego esclusivo del sesto dito della mano destra solo sporadicamente affiancato dal suo omologo sinistro? Solo per sottolineare quanto, sia nella letteratura che in generale nella vita, le cose superflue siano quelle a cui teniamo di gran lunga di più in quanto capaci di sorprenderci, di eccitarci e in definitiva di conferire significato alle cose necessarie.

Non trascuriamo poi la pregnanza rivoluzionaria insita nello scrivere con dita diverse dalle solite, con dita diverse da quelle che la maestra elementare ci ha detto a suo tempo avremmo dovuto impiegare per avere un bel voto in calligrafia e aste e dettato letale in tedio e convenzionalità. Proviamo per una volta a narrare ed esprimere e arzigogolare con nuove dita mutanti che, opportunamente seminate e innaffiate e tenute al caldo o al fresco a seconda della stagione, potranno crescere ovunque noi si desideri, ovunque noi si sia convinti della possibilità.

Nuove dita cresciute in parti del corpo poco avvezze a trattenere e a condurre strumenti di scrittura potrebbero persino guidare i medesimi lungo distese di cellulosa a impregnarle di inchiostri e grafiti lungo traiettorie impreviste e sorprendenti. Nuove linee, nuove curve, nuove lettere, nuove parole, nuove frasi e infine una cattedrale impossibile da costruire con pollice, medio e indice di una qualsivoglia mano tradizionale di scribacchino e/o amanuense di turno.

Seppoi non si scriverà si profaneranno gli orifizi disponibili con le fresche e nuove dita a disposizione che di quello c’è sempre bisogno e voglia tanta. Non mi si dica che a tanta letteratura, compresa la presente se lo fosse, non sarebbe preferibile un bel dito nella narice costipata, nell’orecchio pruriginoso o nell’occhio cisposo e incaccolato a procurar sollievo, voluttà e dilettevole passatempo presso semaforo attardantesi, sala d’aspetto di dermatologo-ottanta-euro-senza-ricevuta, cabinovia di Gressoney a patto di sfilare tempestivamente almeno un guanto da sci.

7 risposte a Ludovico Polidattilo

  1. Josè Pascal ha detto:

    Complimenti per il tuo blog polidattilografico 😉

  2. Josè Pascal ha detto:

    Che bello Ludovico grazie!
    Attenderò con piacere una tua letterina virtuale.

    buona giornata

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